Da: PeacelinkDue indymediattivisti di Cambridge creano il gioco di societa` The War on Terror. Il gioco fa satira sull’atteggiamento dell’occidente nei confronti del “terrorismo” e critica la nostra politica estera. Notevole il successo, e sui giornali conservatori non si risparmiano le critiche…Un nuovo gioco di societÓ, “The War on Terror”, ironizza sulla guerra al terrorismo, e subito gli alfieri della decenza levano le loro armi in nome del buongusto, ma poco importa: qualcuno Þ riuscito a far satira in maniera nuova. Il gioco Þ stato ufficialmente lanciato il 30 novembre al Front Line Club di Londra. Gli autori, Andy Tompkins e Andrew Sheerin, raccontano come Þ nata l’idea: “Tre anni fa, nel 2003, eravamo a casa a urlare contro la televisione. Non eravamo ubriachi, eravamo solo increduli e furiosi. Era evidente che la parola terrorismo era solo un’etichetta per assicurarsi l’appoggio di altre nazioni. Dal giorno alla notte alleati si trasformarono in nemici. Un macabro gioco in cui doppiezza, menzogna e immoralitÓ erano gli strumenti piu` usati.” PerchÚ non ridicolizzare tutto questo, esorcizzando attraverso la satira una tragedia di dimensioni colossali?

Poco pi¨ che trentenni, i due autori sono stati ispirati dai due giochi cult della loro (e nostra) generazione: Monopoli e Risiko. Si inizia pacifici, tutti piccoli imperi, e la guerra Þ vietata, almeno al primo turno. Si costruiscono case, si accumulano armi, si compra qualche carta-impero. Ma non appena si scopre un po’ di petrolio, si scatenano guerre per la conquista delle risorse e per ingrandire il proprio impero. Una trottola pu? inserire un impero nell’asse del male, qualcuno ha deciso di giocare una delle sue carte-terrorismo, inizia la guerra al terrore. Patti segreti, tradimenti, compravendita di messaggi segreti, il mondo diventa… quello che Þ. Con diverse possibili fini: vince un impero che Þ rimasto “buono”, vince l’asse del male, guerra o pace perpetua (raramente). Da notare che un impero “buono” puo` allearsi segretamente con un impero terrorista.
Al di lÓ della critica e della satira, i due si sono divertiti a costruire il gioco, e hanno lavorato seriamente su qualcosa in cui credevano. Hanno messo su una piccola societÓ, hanno cercato di distribuire il loro prodotto in grandi magazzini, presentarlo a fiere, vedendosi sbattere sempre la porta in faccia. Eppure non si pu? parlare certo di fallimento, dal punto di vista imprenditoriale: 1800 versioni vendute in 26 paesi in poco pi¨ di un mese attraverso il loro sito Internet. Una copia sola Þ stata venduta in Italia, dove si aspetta l’uscita del gioco di societÓ “Il magnate”.
Note:

