giovedì 14 Novembre 2024

HeroQuest: un anniversario sempre più difficile da festeggiare

Dal giorno in cui la campagna di finanziamento dell’edizione dell’anniversario di HeroQuest è stata bruscamente interrotta su Kickstarter, annunci, smentite, dichiarazioni e interviste dei vari attori coinvolti si sono susseguite sul web cambiando di giorno in giorno i connotati di questa mai troppo chiara vicenda. Cogliamo l’occasione di questo momento di calma apparente (la campagna è da poco ripartita su un’altra piattaforma e non ancora interrotta) per ricostruire i fatti e provare a capire in che direzione sta andando questo progetto…

L’annuncio del ritorno di HeroQuest in occasione del suo imminente venticinquesimo anniversario, risale allo scorso settembre. Ma non giunge dal produttore originale del gioco (la Hasbro), bensì da un editore spagnolo noto per le sue apprezzate linee di miniature: Gamezone Miniatures, la quale ha ottenuto i diritti sul marchio “HeroQuest”, sfuggito al rinnovo di proprietà da parte di Hasbro in Spagna. Il solo annuncio è bastato a mandare in visibilio migliaia di appassionati in tutto il mondo, specialmente dopo che l’editore ha chiarito che il regolamento all’interno della futura scatola sarebbe stato pubblicato in più lingue (tra cui l’italiano).
Veniamo quindi alla prima particolarità di questa operazione. Pochi giorni prima dell’avvio del Kickstarter (lo scorso 26 novembre) la Gamezone ha condiviso le modalità in cui avrebbe operato al fine di garantire la totale legalità dell’impresa: “HeroQuest 25° Anniversario” sarebbe stato interamente prodotto in terra Spagnola, distribuito unicamente nei negozi spagnoli, ma sarebbe stato acquistabile anche da utenti al di fuori della Spagna, purché venisse venduto unicamente da Gamezone e consegnato all’acquirente per posta o tramite corrieri spagnoli. Le miniature saranno tutte nuove ( i diritti sulle miniature del’HeroQuest originale sono di Games Workshop) e non ci saranno i lucertoloni monocoli noti come Fimir, razza registrata solo nell’universo fantasy di Warhammer. Inoltre, il gioco sarebbe finanziato su una piattaforma di crowdfunding americana dove i partecipanti avrebbero contribuito con dollari canadesi. Anche il più ingenuo tra i fan si sarà reso conto che tutte queste precauzioni, più che garantire la legalità, sembrano degli escamotage per aggirare beghe di vario tipo.
Il Kickstarter prende il via in pompa magna (potete leggerne i dettagli in questa nostra anteprima), raggiunge il suo main goal in meno di 30 minuti e procede spedito verso obiettivi milionari. Ma ai commenti entusiastici dei backer di tutto il mondo, si alternano i dubbi sollevati da parecchi utenti sulla reale approvazione degli ideatori dell’opera originale. Per farla breve: secondo molti l’operazione è stata portata avanti senza l’approvazione di Hasbro o dell’autore di HeroQuest (Stephen Baker). A tal proposito è importante evidenziare che, come riportato sulle FAQ disponibili sul sito ufficiale, il marchio HeroQuest non è stato “acquistato” da qualcuno, ma “registrato” in Spagna non appena sono scaduti i diritti di Hasbro in quel paese. La questione che viene sollevata (sia da utenti che da operatori del settore) e discussa sui social network e i forum non è tanto di natura legale, quanto piuttosto etica: è ammissibile che una società produca un gioco dal titolo uguale a un successo del passato, senza coinvolgere in alcun modo gli ideatori dell’opera e promuovendola come “edizione celebrativa del 25° anniversario” di un gioco di fatto diverso e dissociato dall’originale che starebbe celebrando ?
A calmare gli animi c’è un intervento della GameZone sui commenti (non più visibili) sulla pagina Kickstarter, che all’ennesima richiesta di rassicurazione risponde:
It's a common doubt. Hasbro own ALL HQ rights. GW was outsourced for the making of the miniatures. We got the permissions from Hasbro, so there is no C&D risks. You are not paranoid. You are quite sensible in fact. Hope this clarify helps your doubts.”
Ovvero: “Hasbro ci ha autorizzato, non ci sono rischi di Cease & Desist”.
Il popolo dei giocatori, rincuorato, a questo punto non ha più scuse per non partecipare al finanziamento che difatti raggiunge i 600000 dollari canadesi in tre giorni. Qualcuno, ancora dubbioso, chiederà di vedere un documento che attesti la veridicità di questa affermazione, qualcun altro si chiederà come mai un elemento cosi importante di questa vicenda non fosse stato pubblicizzato sin dal giorno del primo annuncio. Comunque niente paura, come ben sappiamo Kickstarter avvia le transazioni di pagamento solo al termine della campagna, quindi anche gli scettici avrebbero avuto parecchio tempo per decidere se ritirare la loro offerta… non tutti però! Purtroppo la Gamezone ha avuto la brillante idea di linkare all’interno della pagina Kickstarter il loro avanzatissimo “calcolatore delle spese di spedizione”, che guarda caso si trovava nella stessa pagina dello shop online dove era possibile preordinare il gioco senza passare per Kickstarter! Insomma, più di un utente sprovveduto, credendo di fare un’offerta, ha invece sottoscritto (e immediatamente pagato) il preorder del gioco.
Niente panico, che si paghi prima o che si paghi dopo, le garanzie di correttezza sono state fornite e non c’è motivo di pensare che la campagna possa essere interrotta…e invece no!

La scalata al successo viene interrotta proprio da Kickstarter che sospende temporaneamente la campagna perché sono state sollevate questioni di violazione dei diritti sulla proprietà intellettuale dell’opera. A quanto pare il Cease And Desist è arrivato, ma non da Hasbro, bensì da un piccolo editore americano: la Moon Design. La società in questione ha acquisito il marchio da Greg Stafford, personalità famosa nel settore del gioco specializzato (fondatore della Chaosium oltre che autore di svariati titoli come Glorantha, Basic Role-Playing o Pendragon) assieme ai diritti sui diversi suoi giochi. Greg Stafford ha ideato il nome HeroQuest nei primi anni '80, ma ha rinunciato a usarlo quando la Hasbro ha annunciato il famoso boardgame con quel nome; una volta che il gioco è uscito di produzione, ha finalmente registrato il marchio per gli Stati Uniti appena si è reso disponibile.
Ancora una volta giungono le rassicurazioni di Gamezone: “E’ tutto a posto, non allarmatevi” scrivono sulla pagina facebook. Si scopre quindi che c’è stato un diverbio con la Moon Design, che dubitava della legalità di un’operazione di vendita sul suolo americano dove i diritti sono, per l’appunto, di loro proprietà. Ma tutto è stato già risolto, anzi gli spagnoli invitano a non vedere in questa interruzione un problema, piuttosto una nuova opportunità: grazie ai contatti tra le due società sarà possibile addirittura costruire una distribuzione ufficiale nei negozi americani! Quindi gioia e tripudio per gli utenti americani che non dovranno più sobbarcarsi le spese di spedizione.
Il Kickstarter però non riparte, a quanto pare la Moon Design non ritira la sua accusa, “è perché sono impegnati con  i festeggiamenti del giorno del ringraziamento” diranno gli spagnoli per rasserenare gli animi. Ma la risposta di Moon Design arriva finalmente 4 giorni dopo e smentisce clamorosamente le dichiarazioni di Gamezone: la Moon Design non ha intenzione di avallare questo progetto, non solo per tutelarsi legalmente ma anche perché stanno anch’essi sviluppando un gioco  da tavolo chiamato HeroQuest. Quest’altro boardgame però è realmente differente dall’originale del 1989, si tratta sostanzialmente di uno spin-off ambientato nell’universo dell’omonimo gioco di ruolo pubblicato da Stafford nel 2003. La Moon Design comunque non vuole interrompere l’impresa di Gamezone, chiede solo di vedere un accordo scritto che dimostri l’approvazione di Hasbro e che quindi li tuteli da un’eventuale rivalsa legale se il gioco fosse venduto o finanziato negli USA.
Apparentemente la questione sembra di facile risoluzione, quanto mai dovrebbe essere complesso produrre questo documento se è stato già chiarito che gli spagnoli hanno ricevuto la benedizione di Hasbro ?

Non cosi facile, a quanto sembra…

La Moon Design non ritira le sue accuse e il progetto su Kickstarter sprofonda in un limbo dal quale non riemergerà più. A chiarire la mancata risoluzione giunge un’intervista rivelatrice condotta dall’associazione culturale Jugamos Todos il 3 dicembre: le dichiarazioni di Gamezone sono state fraintese (!?!), quello che intendevano dire non è che hanno ricevuto l’autorizzazione da Hasbro, ma che non ne hanno mai avuto bisogno! Per questo non hanno mai interpellato l’editore originale: il nuovo HeroQuest ha miniature diverse dall’originale, un regolamento diverso, una grafica diversa… solo il nome è uguale, perché è una celebrazione proprio di quel gioco (diverso).
Tra l’altro, sempre in questa stessa intervista, apprendiamo che Gamezone ha cercato di contattare l’autore, Stephen Baker, per sapere se voleva essere citato nei credit, ma che questi non ha risposto alla mail (e quindi per "correttezza" non lo citeranno senza una sua approvazione).
Confusi ? forse lo sarete voi, ma sicuramente non lo sono alla Gamezone che, lo ribadiscono, sono sicurissimi di operare nel pieno rispetto della legge.

Ne sono cosi sicuri che, dopo il fallimento di Kickstarter, scelgono un’altra piattaforma per lanciare il “loro” HeroQuest, stavolta spagnola: Verkami. La nuova campagna parte l’8 Dicembre con grande gioia della comunità, ma dopo poche ore viene annullata dagli amministratori del sito stesso. Stando a quanto hanno comunicato a chi aveva già sottoscritto, terminata l’analisi del progetto, hanno decretato che la proposta risultava ingannevole per l’utenza. Hanno quindi preferito annullarlo e non macchiare l’immagine della piattaforma fortemente orientata alla valorizzazione di progetti culturali.
Alla Gamezone c’è stato grande sgomento per questa inaspettata decisione, ma non è il caso di farsi prendersi dallo sconforto. Bisogna rimboccarsi le maniche e trovare immediatamente una nuova piattaforma disposta ad accogliere un cosi nobile intento.

E dopo un’approfondita ricerca, ecco scelta una nuova piattaforma spagnola: Lanzanos. Il progetto è partito il 23 dicembre e, allo stato attuale, non è stato ancora interrotto. Anzi, va a gonfie vele, in pochi giorni ha superato i 100.000 euro e più di 900 partecipanti. I parametri e i costi di partecipazione non cambiano rispetto alla campagna originale, se non per il fatto che su Lanzanos i soldi del pagamento vengono prelevati al raggiungimento del main goal (e non al termine della campagna) e chiunque parteciperà da quel momento se li vedrà scalare immediatamente. Questa differenza  diventa parecchio rilevante poiché, se anche questa volta il progetto dovesse decadere, saranno necessarie diverse transazioni bancarie per la restituzione dei soldi agli acquirenti. E in quanto a “rimborsi” non è che la Gamezone possa vantare grande affidabilità, basti pensare che i suddetti utenti che hanno fatto confusione con lo shop online stanno ancora aspettando i loro soldi.
E’ inoltre interessante notare che al capitolo “rischi” della pagina del progetto, questa volta viene indicato un nuovo pericolo rappresentato da tutti quei professionisti del settore che denunciano un comportamento poco etico (“ma solo perché sono male informati”). Ancora più interessante il fatto che tale indicazione appare solo nella versione spagnola della pagina, e non su quella in inglese, come a voler celare parte della comunicazione all'utenza estera che è più critica verso il progetto.

Dunque, arrivati a questo punto della storia, potremmo ben dire che la dirigenza di Gamezone non sfigurerebbe nel panorama politico nostrano in quanto a coerenza. Ma una cose è certa: indipendentemente dalle sue intenzioni, l’editore spagnolo sembra convintissimo che quello che sta facendo sia realmente rispettoso delle leggi sui diritti d’autore (almeno quelle vigenti in Spagna), sarebbe folle per una piccola realtà come loro mettersi contro gli studi di avvocati di importanti multinazionali.

E’ comunque interessante rilevare come la questione etica rivesta in realtà un’importanza marginale per la maggior parte dei fan che desiderano solo vedere tra le loro mani questo HeroQuest alternativo e celebrativo e soprattutto diverso (ma non troppo) dall’originale. Il pensiero che va per la maggiore dipinge la Hasbro come un’azienda cattiva, che non vuole soddisfare i desideri del pubblico che provò a sensibilizzare il colosso dell’industria ludica con una petizione firmata da “ben” 1765 persone, mentre la Gamezone diventa il paladino dei deboli che pur di raccogliere questa richiesta disperata si è consultata con esperti avvocati per trovare una formula che permettesse di ignorare i malvagi ideatori dell’opera. I più pratici hanno banalmente consigliato a Gamezone di cambiare nome al gioco e di rinunciare a questa celebrazione, lasciando l’eventuale incarico di festeggiare alla Hasbro o alla Games Workshop. L’aspetto più incredibile comunque è che, nonostante il modo vago di fornire informazioni e le affermazioni più volte ritrattate nel giro di un mese, sono veramente in tanti a considerare la Gamezone un’azienda affidabile meritevole di soldi e fiducia.

Non sappiamo se questa storia avrà un lieto fine, anzi non sappiamo neanche più quale dovrebbe essere il fine da poter definire lieto. Condividiamo però le perplessità di chi vede in questa vicenda un pericoloso precedente: diverse volte la nostra redazione ha denunciato i comportamenti irrispettosi di quelle aziende che hanno biecamente riproposto giochi famosi camuffandoli o cambiandogli nome (parliamo di produzioni cinesi, dove le legge sul copyright sono assolutamente più libertine). Questa operazione, per quanto condotta alla luce del sole, non ci sembra molto dissimile e se dovesse avere successo, consigliamo a tutti i detentori di marchi ludici di stare bene attenti a confermarne la proprietà ad ogni scadenza.

Continuate a seguirci per sapere se ci saranno ulteriori evoluzioni su questo progetto o se, tra un anno circa, potremo confermare il ritorno di HeroQuest targato Gamezone sui nostri tavoli.

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