lunedì 9 Dicembre 2024

Spiel des Jahres – Donne al tavolo da gioco, uomini anche

Ancora una volta, troviamo un membro della giuria dello Spiel de Jahres impegnato in un'analisi di carattere sociale rispetto al mondo del gioco. Cosi come Chris Mewes si è interrogato sulla frubilità dei giochi e sulle preferenze ludiche delle persone anziane, in un articolo di Spielraum Iris Treiber prova a misurare differenze ed evidenziare consuetudini per quanto riguarda la questione "di genere", non solo rispetto agli utenti, ma anche guardando agli autori e ai "protagonisti" dei giochi…


 

Donne al tavolo da gioco, uomini anche

“Gli uomini sono diversi. Le donne anche”. Questo dato di fatto in sé poco sorprendente ci è stato svelato qualche anno fa da un bestseller [“Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere” N.d.T.] Vale anche nei giochi?
Iris Treiber, giurata del Kinderspiel des Jahres,  ha raccolto alcune osservazioni personali su diversi aspetti della questione.

Chi gioca?

“Roba da femminucce” dice sprezzante Tim, sei anni, guardando un gioco da tavolo su una principessa in rosa. Lui e i suoi compagni sono concordi che non lo giocheranno a nessun costo, per quanto bello possa essere. Cavalieri e pirati si, volentieri e fintantoché i cavalieri combattono tra loro e contro i draghi allora sarebbe anche accettabile che en passant si trovassero a liberare una principessa, ovviamente a patto che i materiali abbiano colori carichi.
Così i maschietti portano al tavolo da gioco volentieri quello che più gli piace. Le femminucce invece sembrano essere più flessibili e, anche quando sono a loro agio in un mondo di bambole rosa, partecipano a giochi su corse di automobili e lotte di mostri. Quando però possono scegliere, spesso la scelta cade su ciò che più tradizionalmente è visto come femminile: regine, cuccioli, cose riguardanti la casa, insomma argomenti “dolci”.

Il grande gruppo di giovani uomini tra i 16 e i 30 anni che più spesso delle coetanee si ritrova attorno ad un tavolo da gioco, lo fa per impegnarsi in avventure possibilmente pericolose. Molti si imbarcano in un lungo studio di regolamenti e di complessi mondi di gioco. Anche le giovani donne giocano volentieri, ma a loro è sufficiente un gioco che si muova in un ambiente familiare o poco oltre. Con l'avanzare dell'età il loro piacere per oscure caverne, strambi mostri e uomini violenti viene meno. Nei giochi cooperativi non devono necessariamente ridurre il mondo in macerie e sconfiggere il male.
Naturalmente nemmeno gli uomini lo devono fare, ma ci si impegnano con più entusiasmo rispetto alle donne. Anche tra i gruppi di età superiore sono solitamente gli uomini che cercano i giochi per esperti. Nonostante ciò, si divertono anche con un gioco più semplice, buono, chiaro e tuttavia raffinato, un gioco che non dura troppo e che chiude la serata. Questo tipo di giochi sono proprio quelli che in linea di principio affascinano tutte le persone.

In molte culture certi giochi di strategia hanno una lunga tradizione. Gli scacchi, con cui da circa 1500 anni viene simulata al tavolo da gioco una battaglia, attirano ancora oggi sempre più uomini e donne. I giochi della famiglia del Mancala radunano sopratutto in Africa e Asia principalmente uomini. Quando però i bambini disegnano a terra le conche e muovono le pietre, spesso anche le bambine partecipano.

Anche le indicazioni sui regolamenti e sulle scatole sono spesso solo al maschile. “Da 2 a 4 giocatori” sta scritto. Se questo sia frutto del comune lassismo nel modo di riferirsi alle donne, o se gli/le impiegati/e delle case editrici si rivolgano di proposito agli uomini, non è chiaro. Quasi esemplare è allora il lavoro pionieristico della piccola cooperativa editrice svizzera “Murmel”, che nel regolamento ricorre alla parola “giocatrici” [Spielerinnen] in cui, in modo linguisticamente corretto, sono integrati anche i giocatori [Spieler].

Chi crea i giochi?

Tradizionalmente i giochi sono creati dagli uomini. Solo da poco decenni alcune donne hanno avuto successo nel creare giochi. Anche le piccole case editrici sono o erano terra maschile, con qualche eccezione come BeWitched-Spiele, Das kleine Förderspiel, Edition Siebenschläfer o VIA-Spiele. Molto spesso i giochi per bambini, educativi o pedagogici, sono creati da donne.
Anche negli albi d'oro dello Spiel des Jahres ci sono alcune autrici: circa 20 donne come autrici singole e circa altre 20 come coautrici assieme ad un uomo hanno sviluppato circa 60 dei 600 giochi che la giuria ha consigliato o premiato dal 1979 ad oggi. “Thurn und Taxis“ di Karen e Andreas Seyfarth ha vinto lo “Spiel des Jahres 2006“, “Qwirkle“ di Susan McKinley Ross lo “Spiel des Jahres 2011“. Il premio “Kinderspiel des Jahres“, esistente dal 2001, è sinora andato quattro volte a giochi sviluppati da una donna: nel 2001 a “Klondike“ di Stefanie Rohner e Christian Wolf, nel 2004 a “Geistertreppe" di Michelle Schanen, nel 2011 a “Da ist der Wurm drin“ di Carmen Kleinert e nel 2013 a “Der verzauberte Turm“ di Inka und Markus Brand. Anche “Village“, premiato nel 2012 con il titolo di “Kennerspiel des Jahres“ che esiste dal 2001, è dei coniugi Brand.
Anche la grafica e le illustrazioni dei giochi sono perlopiù realizzate da uomini, ma non esclusivamente: tra le illustratrici di maggior successo c'è sicuramente Doris Matthäus. Appariscente è anche che la maggioranza dei redattori siano uomini, mentre gli addetti stampa sono quasi tutte donne.

Chi gioca nel gioco?

Lo conosciamo da “Non t'arrabbiare”: a giocare è  il Pöppel [la classica pedina, come quella presente nel simbolo dello SdJ N.d.T.], vocabolo sconosciuto al dizionario. Nel sud della Germania questo nome ha impiegato molto tempo ad entrare nell'uso comune. Ancora oggi a molti tavoli da gioco si parla di “Männle“ [traducibile con “omino” N.d.T.], nonostante la tipica pedina di “Non t'arrabbiare” ricordi più una donna in gonna lunga.
C'è anche una “donnina” o una “Pöppelin”? Si! Ma non da molto e non ovunque… e comunque bisogna riconoscere che non in tutti i giochi la “donnina” ha un ruolo significativo.

Probabilmente il primo gioco a cui hanno partecipato personaggi femminili è stato nel 2000 “La Città”, con le cittadine. Nel funzionamento del gioco avevano lo stesso ruolo dei cittadini e non venivano citate a parte, insomma erano sullo stesso piano. In “ Café International”, Spiel des Jahres 1989, ai tavoli della caffetteria siedono sempre lo stesso numero di uomini e di donne. Nelle “Leggende di Andor”, Kennerspiel des Jahres 2013, si può giocare come eroi o eroine. Le caratteristiche in termini di gioco sono le stesse.
A volte donne e uomini sono il tema del gioco. In “Kampf der Geschlechter“ [“Scontro dei generi”], un gioco degli anni 90, gli uomini giocano concretamente contro le donne. In “Brave Mädchen – böse Mädchen“ [Ragazze buone, ragazze cattive] della stessa epoca la ragazze giocano da sole. “Paartie” è un gioco per coppie [“Paar” in tedesco, N.d.T.]. “Na, typisch“ [“Beh, tipico”] gioca sui cliché dei due generi. Il tema viene ripreso, in modo ironico, anche da “Ladies & Gentlemen”, un gioco del 2012.

Chi gioca come e perché?

Se i comportamenti dei generi al tavolo da gioco (e non solo lì) diventeranno uguali lo si vedrà col tempo. Se queste mie osservazioni personali possono reggere ad un'analisi scientifica è un punto aperto. Personalmente spero di no!
Anche la domanda: che cosa esattamente porta a diverse predilezioni è difficile da rispondere in questa sede. Psicologi/ghe e sociologi/ghe dibattono il tema da decenni: quali fattori influenzano ciò che piace alla gente, come la gente si comporta o più semplicemente chi è la gente. Proprio da questi fattori dipende con cosa le persone giocano volentieri. L'unica cosa che è evidente è che “gli uomini giocano diversamente. Le donne anche”.

(Articolo originale – traduzione a cura di Fabrizio Paoli)

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